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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2009-09-21 | [This text should be read in romana] | Submited by bogza gheorghe Parole che la bocca mai non disse, per pietà , per orgoglio o per paura, che i labbri spinse una demenza oscura, che un più forte volere ivi confisse: parole non di suono ma di palpito, miste al sangue pulsante, alla saliva di che il tacer s'abbevera, alla viva carne che soffre, al cuor che batte a scalpito: han, nel profondo ove s'accolgon bieche (e chi dir non le volle in sé le udrà sempre), un'allucinante fissità di facce spente, di pupille cieche. O creatura dalle chiuse labbra, sulla parte di te che fu soppressa il tuo silenzio è pari a una compressa gelida su ferita che si slabbra. O creatura che disio non chiama più, che amor più non sveglia!... Un'ora sola a te segnava Iddio per la parola che non dicesti: ed or entro ti clama. Rannìcchiati in disparte, ingoia il pianto, avviluppati d'ombra. È tardi adesso per la tua verità . Tu sei già presso la soglia eterna, ove il silenzio è santo. Da «Esilio» 1914, Milano, Treves
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