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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2012-02-17 | [This text should be read in italiano] | Un bagliore, luce (milleni di luce, nell’attimo antistante il buio, susseguente il buio, e poi ancora, nell’attimo seguente il ritmo del creato, il buio.. Vuoto, bagliore,colmo di luce, svuotato dell’esser luce, poiché nominato, bagliore cieco, irriflesso, intromesso nell’assenza del sé, privato del lampo.) eppure chiara luce abbagliante, lampo irrefrenabile scolpito nell’immensità del cielo immobile. Attimo, frangente, dalla finestra che m’affronta, un immenso bagliore, mi svela, nudo del me, m’addosso sagome d’abiti andati, fuori moda, ritrovati, rimessi. Passati. Il riflesso degli occhi: lampo infinito, senza fine, sfinito, re- stato nella me- moria, morìa del me, del sé, stesso, immobile, sovrammobile, sensibile, sovrasensibile, proprio sopra il divano vecchio di lustri, ho un quadro variopinto, dipinto a mano, e solo le sagome del bagliore, dell’attimo atteso e pensato, nell’istante della traduzione del lampo il cielo si è eclissato, solo le sagome del bagliore fisse nel cervello, arrotolate alla lastra delle mie pupille. Il silenzio s’impossessa del sé, accuso vibrazioni uniche interno esterno uniti, silenziosa l’esplosione dell’aria rarefatta, di nuovo uno. Noi vogliamo il silenzio delle parole (la lettera s’impone sull’acaro della carta e l’inchiostro ciarla, òa mente, frattanto, mescola, e i colori. Appoggiati sui muri da mani di bimbi ridenti, scaricano il significante non ancora significato dal ciglio caduto, al battere le ciglia il morto è stato verniciato, ed è buffo, già lo disse un medico diramando emozioni da un castello all’altro andando, stare sulla punta delle dita con tutto l’infinito di un uomo, dell’uomo e del gatto a nove code, e di questa terra il cui giorno s’annualizza e la cui sera s’impressiona sulle orme del ciclo cosmico, fra la polvere di altre stelle, universalizzate.) Noi silenziosamente, digiunando, scioperando, dissipando le idee, tutto ciò che conta è effimero, noi silenziosamente rompiamo il silenzio e cantiamo la violenza dell’effimero, l’importanza dell’insostanziale che ci sostanziaiperpsichicamente, verbalizziamo la genesi dell’atto e poi salvaguardiamo la risultante, parole su parole archeologia dell’inutile. Ribellati all’usuale ci prostriamo all’inattuale, inattualizziamo le parole, preghiera, in silenzio, al riverberare della candela, spasimo di luce, bagliore. Rivendichiamo il silenzio.
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